GIANNI PELLEGRINI

Nasce a Riva del Garda (TN) nel 1953, dove vive e lavora. Studia al DAMS di Bologna. Inizia a lavorare nei primi anni Settanta accanto al pittore trentino Aldo Schmid che lo rende partecipe del gruppo "Astrazione oggettiva" fondato nel 1976. A tale periodo risalgono le prove astratto-analitiche giocate sull’interferenza tra linee e superficie. Dopo le "Vedute" e "Paesaggi" nella prima metà degli anni Ottanta, a "Graffiature" e "Tracce" che risalgono alla seconda metà di quel decennio, con gli anni Novanta Pellegrini avvia un sostanziale recupero della sua relazione con il colore, inteso non più come oggetto di riflessione e contemplazione, bensì come elemento in grado di catalizzare a sé la materia. Nascono la serie degli "Adombrati" e poi delle "Cadute" e dei "Profili". Con questi cicli Pellegrini orienta tutta la sua ricerca nel verificare e nell’approfondire gli elementi costitutivi del colore. Recentemente, dopo aver sondato la dimensione allusiva dell’ombra e attraversato le profilature opache dei grigi antracite, dei neri, dei bruni terrosi l’artista evoca con gli "Specchi" una dimensione più ampia e rarefatta del colore. Il suo lavoro rigoroso degli anni Settanta viene documentato con un cospicuo numero di opere presso la Estorick Collection of Modern Italian Art di Londra nel 2016 e al Museum Haus Ludwig di Saarlouis (Germania) nel 2015. Del suo lavoro si sono interessati, tra gli altri, Giovanni Maria Accame, Gabriella Belli, Giorgio Bonomi, Claudio Cerritelli, Diego Collovini, Fiorenzo Degasperi, Paolo Fossati, Walter Guadagnini, Claudio Olivieri, Gottardo Ortelli, Angela Madesani, Dino Marangon, Giovanna Nicoletti, Riccarda Turrina.

1977
Linee 352

1997
Adombrato

2002
Cadute 203

2002
Cadute 268

2014
Profili 67

2016
Specchi 366

2017
Specchi 430

2018
Rocca Roveresca di Senigallia
GIANNI PELLEGRINI
Nasce a Riva del Garda (TN) nel 1953, dove vive e lavora. Studia al DAMS di Bologna. Inizia a lavorare nei primi anni Settanta accanto al pittore trentino Aldo Schmid che lo rende partecipe del gruppo "Astrazione oggettiva" fondato nel 1976. A tale periodo risalgono le prove astratto-analitiche giocate sull’interferenza tra linee e superficie. Dopo le "Vedute" e "Paesaggi" nella prima metà degli anni Ottanta, a "Graffiature" e "Tracce" che risalgono alla seconda metà di quel decennio, con gli anni Novanta Pellegrini avvia un sostanziale recupero della sua relazione con il colore, inteso non più come oggetto di riflessione e contemplazione, bensì come elemento in grado di catalizzare a sé la materia. Nascono la serie degli "Adombrati" e poi delle "Cadute" e dei "Profili". Con questi cicli Pellegrini orienta tutta la sua ricerca nel verificare e nell’approfondire gli elementi costitutivi del colore. Recentemente, dopo aver sondato la dimensione allusiva dell’ombra e attraversato le profilature opache dei grigi antracite, dei neri, dei bruni terrosi l’artista evoca con gli "Specchi" una dimensione più ampia e rarefatta del colore. Il suo lavoro rigoroso degli anni Settanta viene documentato con un cospicuo numero di opere presso la Estorick Collection of Modern Italian Art di Londra nel 2016 e al Museum Haus Ludwig di Saarlouis (Germania) nel 2015. Del suo lavoro si sono interessati, tra gli altri, Giovanni Maria Accame, Gabriella Belli, Giorgio Bonomi, Claudio Cerritelli, Diego Collovini, Fiorenzo Degasperi, Paolo Fossati, Walter Guadagnini, Claudio Olivieri, Gottardo Ortelli, Angela Madesani, Dino Marangon, Giovanna Nicoletti, Riccarda Turrina.